- Durata:
1 ora. - Numero di partecipanti:
almeno 1. - Grado di difficioltà:
media. - Materiali:
nessuno.
Come produrre un’esperienza autentica?
Occorre fare leva su due aspetti esperienziali della visita:
– l’esperienza razionale – intellettuale/astratta – che porta a “capire”;
– l’esperienza sensoriale – corporea/concreta – che porta a “sentire”.
Questa ultima, in genere, è sottovalutata, con la conseguenza di lasciare il museo con un’esperienza e una comprensione parziale della visita.
E se, oltre alla vista e all’udito, coinvolgessimo più ampiamente il nostro corpo?
L’approccio che pone il corpo al centro dell’esperienza è la chiave per recuperare la dimensione profonda del “sentire”, contrapposta a quella cognitivo-relazionale del “pensare”. Ciascuno di noi è una globalità fatta di corpo, pensieri, emozioni, memorie, … Tutto questo rappresenta la complessità del nostro essere ed è attraverso questa complessità che noi siamo capaci di leggere il mondo.
Cosa s’intende per coinvolgimento del corpo in una visita al museo?
Significa partire dal corpo dei partecipanti per costruire spazi di incontro e di conoscenza. La parola inglese “embodiment” esprime bene il concetto di cognizione incarnata, incorporazione: coinvolgere il corpo aiuta a impersonare la conoscenza. D’altronde usiamo dire che per conoscere qualcosa, conoscerla nel profondo abbiamo bisogno di sperimentarla, di viverla.
Come usare quindi il corpo per sperimentare una conoscenza più profonda?
Imparando a coinvolgere i sensi in maniera dinamica: il movimento al museo è la risposta alla natura statica delle opere esposte. Il movimento è la prima azione per conoscere e ambientarsi in un luogo. Il primo movimento è aprire gli occhi. Ma il movimento non è solo quello del corpo: c’è il movimento dei pensieri, il movimento delle emozioni. Così l’esperienza del museo diventa uno spazio per un cambiamento individuale e sociale e non solo di trasmissione/acquisizione di conoscenza.