FACILITAZIONE E RISOLUZIONE DEI CONFLITTI

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La facilitazione, determina un’ottimizzazione duratura ed efficace dei gruppi e degli ambienti in cui viene applicata, portando necessariamente anche benefici anche a livello personale. Essa presuppone un insieme di abilità operative e competenze che possono essere esercitate negli scambi interpersonali con l’obiettivo di curare eventuali criticità e ottimizzare le risorse in gioco.

  • Durata:
    sempre.
  • Numero di partecipanti:
    almeno 2.
  • Grado di difficioltà:
    difficile
  • Materiali:
    dipende dal contenuto e dagli obiettivi.

Chi è il facilitatore?

Se ci riferiamo a una figura esperta, il facilitatore è un consulente di processo che guida gruppi, organizzazioni o istituzioni verso il raggiungimento di obiettivi e risultati definiti ricorrendo a competenze socio-relazionali avanzate. Queste competenze si acquisiscono attraverso corsi dedicati e naturalmente l’esperienza. Può essere definito come un riduttore delle complicazioni, un fluidificatore delle relazioni. E’ un gestore dei conflitti, un cuscinetto. Non è uno che offre soluzioni ma uno che facilita l’assunzione di decisioni.

Cosa fa il facilitatore?

Alcuni esempi:

  • Facilita una riunione di lavoro, accompagnando i partecipanti verso il conseguimento dei risultati che sono stati condivisi al momento della convocazione.
  • Gestisce processi partecipati di natura socio-territoriale per costruire ponti tra stakeholders.
  • Si occupa di community care promuovendo la formazione degli adulti, l’educazione alla cittadinanza attiva e alla responsabilità.

Quali strumenti usa il facilitatore?

In generale possiamo dire che ricorre alla cosiddetta “Comunicazione o progettazione partecipata”: una tecnica aperta che, attraverso metodologie strutturate, facilita l’interazione degli attori durante le sessioni di gruppo e inter-gruppo.

Quali aree presidia il facilitatore?

L’organizzazione: definisce idee, azioni e compiti e distribuisce responsabilità e impegni.

La relazione: cura la comunicazione partecipata.

L’interazione: gestisce i turni di parola e gli interventi; presidia l’introduzione e lo sviluppo dei temi assicurandosi che non si vada fuori tema.

La partecipazione: ricorre a strumenti e metodologie definite per guidare il coinvolgimento delle persone e assicurarsi che tutte le voci abbiano il loro spazio di espressione.

Perché ricorrere al facilitatore per risolvere i conflitti?

Dopo alterne correnti di pensiero su come trattare i conflitti che naturalmente emergono quando si lavora in gruppo, si è affermata la convinzione che questi siano una ricchezza che mette sul tavolo più punti di vista ampliando le possibilità di scelta e di ragionamento. Tuttavia l’incapacità di gestire i comportamenti che spesso si accompagnano al confronto di punti di vista divergenti rischia di vanificarne il contributo. Il facilitatore, nel suo ruolo di soggetto terzo, possiede le competenze per evitare escalation umorali e mettere a frutto tutti i contributi.

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