I 5 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE

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Una comunicazione efficace sul lavoro ha ricadute certe su:

  • il lavoro di squadra;
  • la gestione dei conflitti;
  • il raggiungimento degli obiettivi;
  • il livello di effettiva condivisione d’informazioni, obiettivi e risultati;
  • la diffusione della propria identità organizzativa.
  • La parola “comunicazione” è familiare a tutti, ma ci sono alcuni assiomi che è necessario tenere a mente.
  • Durata:
    da 5 a 60 minuti
  • Numero di partecipanti:
    almeno 2
  • Grado di difficioltà:
    media/difficile
  • Materiali:
    dipende dalla situazione

Assioma 1

Non si può non comunicare. La non-comunicazione è impossibile, perché qualsiasi comportamento comunica qualcosa di noi. Anche una persona in silenzio, apatica e inattiva comunica qualcosa, o meglio, trasmette qualcosa: certamente la propria volontà di non comunicare.

Assioma 2

All’interno di ogni comunicazione si possono individuare due livelli. Il primo livello è quello del contenuto, e dice “cosa” stai comunicando; il secondo è quello della relazione, e indica il “tipo di relazione” che vuoi instaurare con la persona a cui ti rivolgi. Il secondo incide sempre sul primo e condiziona il recepimento del messaggi: una richiesta effettuata con un tono perentorio può essere percepita come un ordine e quindi rappresentare un rapporto sbilanciato tra due interlocutori.  Questo aspetto caratterizza la meta-comunicazione. In sostanza, conta “che cosa diciamo” e anche “come lo diciamo”.

Assioma 3

Il flusso comunicativo è ritmato attraverso la punteggiatura degli eventi.

A seconda della “punteggiatura” usata, cambia il significato dato alla comunicazione e alla relazione. La comunicazione può esprimere diverse versioni della realtà, che si creano e si modificano durante l’interazione tra più individui. Queste diverse interpretazioni dipendono dalla “punteggiatura” scelta che orienta la comunicazione verso una sequenza degli eventi o un’altra, e rappresenta il modo in cui ognuno tende a credere che l’unica versione possibile dei fatti sia la propria.

Assioma 4

La comunicazione avviene attraverso i canali verbali e non verbali. Il primo utilizza modalità digitali, il secondo criteri analogici. La comunicazione digitale riguarda l’uso delle parole, ovvero i segni usati convenzionalmente per designare qualcosa.

La comunicazione analogica, invece,  si basa sulla somiglianza – o analogia – tra la comunicazione in sé e l’oggetto della comunicazione; rientrano in essa la comunicazione non verbale e l’utilizzo di immagini. Il linguaggio analogico veicola prevalentemente gli aspetti di relazione e può confermare o smentire il concetto che si esprime a parole.

Assioma 5

Secondo la Scuola di Palo Alto, tra individui che interagiscono tra loro, si possono instaurare due tipologie di interazione che riguardano la posizione di leadership assunta durante una conversazione: simmetrica o complementare. La prima si genera quando gli interlocutori si considerano sullo stesso piano e può generare toni aggressivi perché nessuno cede. ‘interazione complementare si verifica quando i due interlocutori si considerano su piani diversi (es. dipendente e datore di lavoro). Non esiste una tipologia “buona” o “cattiva”. Si tratta solo di una classificazione.

SI VA IN SCENA!

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Una persona va in scena, e, senza comunicarlo a nessuno del gruppo, sceglie un’attività semplice e comincia a svolgerla. Gli altri attori, uno per volta, vanno in scena e si inseriscono nell’attività svolta dal primo attore. L’obiettivo è affinare la concentrazione nel lavoro di gruppo, rispettare i tempi di lavoro e di iniziativa dei colleghi.

  • Durata:
    da 5 a 10 minuti
  • Numero di partecipanti:
    da 4 a 15
  • Grado di difficoltà:
    medio
  • Materiali:
    nessun materiale necessario

Fase 1

Forma il gruppo e scegli il primo/a che andrà in scena. Spiega che dovrà scegliere un’azione semplice da svolgere senza comunicarla a nessuno. Per “azione semplice” porta come esempio il dipingere una palizzata, o lavare un pavimento o costruire un muro. Il resto dei partecipanti invece entrerà in scena appena lo riterrà opportuno, ma sempre uno per volta, senza aspettare il tuo invito.

Fase 2

Osserva il gioco finché anche l’ultimo partecipante non è entrato in scena. Si deve svolgere tutto in un armonioso silenzio.

Fase 3

Una volta terminato il gioco, spiega ai partecipanti ciò che hai visto: fluidità nei movimenti di gruppo? oppure molta difficoltà ad inserirsi nell’azione del primo attore? Troppi tentennamenti da parte di chi doveva inserirsi nell’azione?  C’era armonia di ritmo e movimento del gruppo o ognuno pensava solo alla sua azione scenica senza guardare il lavoro degli altri? Chiedi ai partecipanti le loro impressioni.

Uno sviluppo divertente di questo gioco è che il primo attore che va in scena comunichi prima, a tutti, cosa sta per fare, e gli altri possano, entrando sempre uno per volta, interagire ora con lui, anche aggiungendo la parola. Si entra qui nel campo dell’improvvisazione. La difficoltà può essere che l’azione si appiattisca, o che manchi l’iniziativa di creare un dialogo. In questo caso, puoi suggerire un’azione da svolgere, dare un input perché non si crei il vuoto in scena.